Il 2023 ha visto una fase di contrazione per il commercio mondiale, dovuta essenzialmente ad una domanda scarsa - soprattutto riguardo agli investimenti - unita ad una stretta monetaria ed un'inflazione ancora elevata. Un peso rilevante sembrano avere
anche la maggiore chiusura della Cina, la proliferazione delle barriere commerciali (3.000 nuove nel 2022 vs 1.000 nuove nel 2019), le tensioni geopolitiche ed il rafforzamento del dollaro (valuta di riferimento di buona parte degli scambi).
SCENARIO USA ED EUROZONA
Negli Stati Uniti, nel 2023 le previsioni sono state riviste al rialzo (+2,1%), grazie ad un buon andamento dei consumi (oltre le aspettative, con un aumento dei salari maggiore dell'inflazione) e ad investimenti sostanzialmente stabili (a parte le costruzioni) sostenuti da IRA e Chips Act.
Il PIL nel terzo trimestre ha fatto segnare un +1,2% e la produzione industriale un +0,6%. Nel 2024 ci si attende una crescita moderata (+1,4%), sia a causa di un impatto tassi più accentuato, almeno fino a metà 2024, che per un'influenza sfavorevole dell'incertezza politica fino alle elezioni presidenziali del novembre 2024.
A livello di Eurozona si registra una frenata con un -0,1% nel terzo trimestre 2023, anche se con dinamiche eterogenee tra i vari paesi: bene Spagna (+0,6% nel 1°, +0,4% nel 2° e +0,3% nel 3°), meno bene Francia (+0,1%, +0,6% e -0,1%), male, infine, la Germania (0,0%, +0,1% e -0,1%).
Determinanti l'inflazione ed i tassi alti oltre che un commercio fiacco. Inflazione al 2,4% a novembre, anche stavolta con dinamiche differenziate da paese a paese (da Slovacchia +6,9% a Belgio -0,7% annuo) per la differente esposizione ai rincari e le diverse risposte nazionali: l'eterogeneità di fatto è un problema per la BCE.
SCENARIO ITALIANO
Nei primi 3 trimestri del 2023 l'export italiano è diminuito del 2,5%, vuoi per la debolezza dei principali mercati di destinazione, vuoi per la competitività di costo ed i prezzi sotto pressione (costi energia, CLUP).
Nel 2023 continua la crescita dell'export di servizi (+6,9% a settembre rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente) e torna in positivo il saldo commerciale nonostante il deficit nei servizi e nei redditi.
Debole la produzione industriale, di poco positiva nel 3° trimestre (+0,2%) dopo quattro cali trimestrali consecutivi (-1,2% nel 2°). I settori che soffrono di più sono quelli dell'energy-intensive (carta, chimica, minerali non metalliferi, metallurgia).
In rallentamento la crescita, con un PIL salito dello 0,1% nel 3° trimestre 2023 dopo un andamento altalenante nella prima metà dell'anno (+0,6% e -0,4%). Nel 2024 la crescita media sarà ancora più bassa, al +0,5%, sebbene sia atteso un trend trimestrale di progressiva ripresa.
Grazie al calo dei prezzi di gas e petrolio, l'inflazione è scesa a +0,8% annuo a novembre 2023 (+0,7% l'IPCA), da +11,8% di ottobre- novembre 2022.
Nel 2024 un punto di attenzione sarà di sicuro il costo del lavoro, a seguito del rafforzamento delle retribuzioni contrattuali.
Preoccupa la flessione degli investimenti: -2,0% nel 2° trimestre, -0,1% nel 3°, -0,2% tendenziale, soprattutto negli impianti e macchinari, sia per il costo del credito elevato, che per una domanda estera e domestica scarsa oltre al depotenziamento degli incentivi fiscali. Un contributo concreto può arrivare dall'uso delle risorse del PNRR.
PROSPETTIVE PER IL 2024
Con un prezzo del Brent oltre 90 dollari in estate 2023, a causa dei tagli all'estrazione di Arabia Saudita e Russia, e quello del gas risalito a 50 euro/mwh in alcuni giorni ad ottobre, il rischio maggiore per il 2024 è rappresentato da logiche decisionali meramente politiche e non economiche. Con allo sfondo la guerra israelo-palestinese che rischia di infiammare i prezzi, anche del gas, e la possibilità non remota che la FED decida di rialzare ancora i tassi per frenare l'inflazione, contando sulla resilienza dell'economia USA, seguita a ruota dalla BCE per evitare impatti sull'euro.
TREND DEI MERCATI PETROLIFERI INTERNAZIONALI E NAZIONALI
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