A metà febbraio, nella seduta plenaria del 14, il Parlamento Europeo ha approvato in ultima lettura la proposta di modifica del Regolamento 2019/631/UE che, nella formulazione attuale, impedisce di fatto la vendita a partire dal 2035 di auto e veicoli commerciali leggeri (furgoni) di nuova costruzione mossi da motori termici.
Questo perché il provvedimento, messo a punto in luglio dalla Commissione Europea (CE) e concordato a fine ottobre con il Consiglio e il Parlamento, impone l'obbligo di ridurre progressivamente le emissioni di CO2 dei nuovi veicoli fino al valore del 100% da raggiungere a tale data.
In altre parole ciò significa che dal 1° gennaio 2035 la CO2 scaricata in atmosfera dai loro propulsori deve essere pari a zero ed equivale a dire, essenzialmente, che tra meno di dodici anni i motori dovrebbero essere solo elettrici, alimentati da batterie o fuel cell a idrogeno, o endotermici, che consumino però idrogeno.
La stesura odierna esclude, infatti, la possibilità di utilizzare combustibili low carbon, come i biocarburanti e anche carburanti di sintesi che bruciando immettano nell'aria biossido di carbonio in misura uguale o inferiore a quello assorbito nel produrli.
Ulteriore conseguenza è che, al momento, risultano interdetti al 2035 pure i veicoli ibridi, che abbinano al propulsore elettrico uno termico, dato che il funzionamento di quest'ultimo, anche marginale, non garantisce che le emissioni di CO2 allo scarico siano nulle.
La misura è parte del pacchetto "Fit for 55" del luglio 2021, teso a favorire il raggiungimento entro metà secolo della neutralità climatica del Vecchio Continente stabilita dal Green Deal del dicembre 2019, ovvero zero emissioni di gas climalteranti nell'Ue al 2050 e il loro dimezzamento al 2030 (-55% rispetto ai valori del 1990).
Conseguentemente, e per dare, come detto, gradualità al passaggio verso i veicoli free carbon, la revisione del regolamento stabilisce l'obiettivo intermedio di ridurre al 2030 del 55% la CO2 emessa dalle auto e del 50% dai furgoni.
Al varo finale del provvedimento, accusato dagli avversari del phase-out dei motori a combustione di essere dogmatico e di non rispettare il principio della neutralità tecnologica, fino a qualche settimana fa mancava solo la ratifica del Consiglio UE, data per scontata nelle riunioni dell'organo comunitario che si dovevano tenere a metà marzo.
Se non che, in quella preliminare del 3 del COREPER (Comitato dei rappresentanti permanenti delle delegazioni degli Stati membri), chiamato a esprimere un parere puramente formale, in quanto il testo, si è detto, era stato già ampiamente discusso e concordato tra CE, Parlamento e Consiglio, questo passaggio è stato rinviato a data da destinarsi.
Ciò per effetto della così detta minoranza di blocco, verificatasi e comunicata contestualmente in tale occasione, a seguito della posizione negativa assunta da alcuni Paesi, in primis dall'Italia. Una dilazione inattesa, che alimenta la speranza degli avversari dell'uscita di scena dei motori termici che si possano introdurre emendamenti dell'ultima ora che attenuino il rigore delle misure.
Questo sulla base di proposte chieste alla CE per rimuovere l'impasse e assicurare la sopravvivenza dei motori a scoppio tramite l'impiego dei così detti carburanti elettrici, gli e-fuels (electric-fuels).
Carburanti sintetici fabbricati a partire da elettricità prodotta con energie rinnovabili con cui scindere elettroliticamente l'acqua e generare idrogeno, combinarlo con CO2 sequestrata dai fumi di impianti industriali (acciaio, cemento, fertilizzanti, raffinerie, ecc., vedi riquadro) o catturata dall'atmosfera, trasformarlo in metanolo e produrre con esso syn-fuels.
Su poco altro possono contare, probabilmente, i fautori del motore a combustione, in quanto il via libera di cui si è detto, dato in febbraio dal Parlamento a maggioranza, 340 voti favorevoli, 279 contrari e 21 astensioni, è stato ottenuto a seguito di lunghe e complesse trattative che avevano introdotto già varie eccezioni e opportunità, inizialmente non previste.
Tra di esse quella che i costruttori che immettono annualmente nel mercato piccoli volumi di nuovi veicoli endotermici, meno di 10.000 auto e di 22.000 furgoni, possono beneficiare di un anno di proroga, mentre chi è sotto la soglia di 1.000 rimane esente dai vincoli.
All'interno dell'articolo, troverete:
- L'asset degli e-fuels
- Rischi e riserve
- Questioni e contrasti da comporre
- La risorsa cruciale della cattura del carbonio
- Quel cammino segnato da assecondare
- Cronaca della normativa sui limiti alle emissioni dei veicoli a motore
- Ultimissime! Intesa Commissione Europea-Germania
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