La sfida al 2045 per i depuratori europei
Nuova direttiva acque reflue urbane: in arrivo
Direttiva 91/271/CE: un buco nell'acqua
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Nuova direttiva acque reflue urbane: in arrivo
A ben 33 anni dall'emanazione dalla Direttiva 91/271/CEE e dopo 2 anni di percorso legislativo all'interno delle varie istituzioni dell'Unione Europea, il Procedimento di legislatura ordinaria 2022/0345/COD per la Proposta per una Direttiva sul trattamento delle acque reflue urbane vedrà la luce nei prossimi mesi.
Atto d'indirizzo definitivo è stato infatti l'ultimo parere inviato il 1 marzo 2024 dal Consiglio Europeo al presidente della commissione del Parlamento europeo sull'Ambiente, Sanità Pubblica e Sicurezza Alimentare (ENVI).
Il 10 aprile 2024 il Parlamento Europeo approva la Nuova Direttiva (481 voti favorevoli, 79 contrari e 26 astensioni)
Ultimo Step: adozione formale da parte del Consiglio Europeo
Direttiva 91/271/CE: un buco nell'acqua
L'Italia è in forte ritardo nell'applicazione della Direttiva attualmente in vigore. Il 13 marzo 2024 la Commissione europea ha richiamato l'Italia deferendola (INFR2017/2181) alla Corte di giustizia dell'Unione europea per non aver rispettato pienamente gli obblighi di raccolta e trattamento stabiliti.
E' stata accertata infatti una diffusa inadempienza della direttiva in un totale di 179 agglomerati.
In 36 agglomerati non è garantita la presenza di sistemi di raccolta delle acque reflue in 36 agglomerati.
In 130 agglomerati non vi sono trattamenti corretti delle acque reflue raccolte.
In 12 agglomeranti recapitanti in Aree Sensibili i trattamenti non sono idonei.
Infine, per 165 agglomerati, l'Italia non controlla che gli scarichi idrici soddisfino, nel tempo, le condizioni di qualità richieste.
Questa risulta la quarta procedura di infrazione, di cui la prima del 2004 ha portato il nostro Paese a pagare oltre 142 milioni di euro di sanzione pecuniaria.
Una delle novità sicuramente più impattanti per i Gestori degli EGATO ed i Gestori del SII è la modifica della potenzialità degli agglomerati che sono soggetti agli obblighi di rispetto della direttiva in termini di collettamento e di trattamento almeno secondario dei reflui (biologico).
Dai 2.000 AE della vecchia Direttiva vi è una estensione anche agli agglomerati superiori ai 1.000 AE, in un territorio nazionale fatto di piccoli comuni e frazioni dove tale potenzialità è molto diffusa.
A livello europeo la popolazione residente in tali agglomerati si attesta all'11% ma probabile che tale percentuale sia più elevata nel territorio italiano: basti pensare a tutta la fascia appenninica piuttosto che alle aree pedemontane delle regioni del Nord Italia.
Un adeguamento che imporrà notevoli investimenti e che la stessa Direttiva sembra indirizzare ad aree a densità di popolazione superiore ai 25 AE/ettaro, dove tutte i reflui domestici dovranno essere collettati a fognature pubbliche e trattati in impianti di depurazione.
Se la realizzazione di una rete fognaria non è giustificata, fattibile o efficace in termini tecnico economici, si potranno utilizzare sistemi individuali di trattamento: tale scelta sarà però soggetta a controllo e necessità di giustificazione qualora più del 2% del carico complessivo generato a livello nazionale adotterà sistemi individuale di raccolta e trattamento.
La nuova normativa rafforza anche una visione coordinata del comparto fognario-depurativo: la forte urbanizzazione ed il cambiamento climatico ci pone periodicamente di fronte ad eventi piovosi più impattanti con tracimazioni ed inquinamento diffuso.
Il P.I.G.A.R.U. pertanto si pone come obiettivo quello della gestione ottimale delle reti fognarie urbane in modo essere conforme all'obiettivo ambientale di ADATTAMENTO AI CAMBIAMENTI CLIMATICI.
Si dovranno pertanto predisporre dei Piani Integrati di Gestione delle Acque Reflue che siano in gradi di:
- Limitare le tracimazioni ad un massimo del 2% del carico generato e raccolto, relativamente a specifici parametri inquinanti indicati nell'Allegato I;
- Gestire anche in via preventiva l'inquinamento da acque di prima pioggia dopo lunghi periodi di siccità in aree densamente popolate;
- Creare sistemi di stoccaggio dei flussi meteorici prediligendo sistemi Nature-based Solutions rispetto ad opere civili "grigie"
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