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La normativa in relazione ai combustibili solidi secondari

Gli impianti per la gestione di tali quantitativi, come spiega Yoshinori Suga vice direttore del dipartimento per la gestione dei rifiuti del Ministero dell’Ambiente, sono di piccola taglia (700 tonnellate/anno) e se in Italia il combustibile da rifiuto viene prodotto e utilizzato sotto forma di fluff, in Giappone il combustibile subisce un processo di pellettizzazione. Nello specifico, il combustibile utilizzato negli impianti giapponesi si chiama ‘Refused Paper & Plastic Fuel’ (RPF) che altro non è che un combustibile solido ottenuto, a valle della raccolta differenziata, da rifiuti industriali quali principalmente la carta e la plastica con un alto contenuto calorifico, che di fatto lo rende un’ottima alternativa al carbone.

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Fonte: La Termotecnica dicembre 2016
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