L'incessante aumento della domanda di elettricità, il riscaldamento globale con i suoi effetti sul clima, il conseguente phase down dei fossili, l'esigenza di diversificare le fonti per incrementare l'autonomia energetica, la necessità di anticipare la transizione ecologica, la crescente sicurezza della tecnologia, richiamano un forte, diffuso interesse sullo sfruttamento dell'atomo.
Ciò anche nell'UE, dove due anni fa la Commissione ha incluso la filiera della generazione elettronucleare nella tassonomia delle attività economiche considerate sostenibili, in quanto utile alla mitigazione dei cambiamenti climatici e a velocizzare il passaggio verso un'elettricità decarbonizzata.
Il driver di fondo è il costante incremento della richiesta elettrica di cui dà testimonianza il rapporto "Electricity 2024", lo studio annuale dell'IEA (International Energy Agency) sugli sviluppi e le politiche globali del mercato elettrico, pubblicato in gennaio, aggiornato in luglio con l' "Electricity Mid-Year Update".
L'ultima analisi dell'IEA stima infatti che la domanda globale di elettricità aumenterà quest'anno e il prossimo del 4% circa, rispetto al 2,5% del 2023. Spiccano i consumi elettrici della Cina, che segnerà a fine anno un incremento del 6,5% (6,2 nel 2025), dell'India con l'8,2% (6,8), del Sud Est asiatico e dell'Africa, rispettivamente, con il 5 e 4%, coerentemente con la corrispondente crescita dei PIL. Gli USA registreranno un 3% (1,9 nel 2025) e l'UE l'1,7% (2,6).
L'aumento totale della richiesta elettrica sarà interamente coperto dal contributo congiunto di rinnovabili e nucleare, con le prime che già nei prossimi mesi costituiranno un terzo della produzione mondiale di elettricità, superando il carbone già all'inizio del 2025.
Il nucleare segnerà per parte sua risultati significativi, raggiungendo un nuovo massimo con una crescita dell'1,6% quest'anno e del 3,5% nel 2025.
Questo a seguito della crescita della produzione in Francia, del riavvio di diversi impianti in Giappone e dell'entrata in funzione di nuovi reattori variamente distribuiti, tra cui in India, Corea del Sud, Europa e soprattutto Cina.
Un trend, quello del nucleare, che l'IEA stima in ulteriore salita, così che nel 2026 l'elettricità ottenuta dalla fissione potrà essere il 10% in più di quella prodotta nel 2023, anno nel quale sono stati posti in funzione sei nuovi reattori e riavviate due unità giapponesi, chiuse dopo il disastro nucleare di Fukushima del 2011, ma anche disattivate cinque unità, comprese le ultime tre centrali tedesche.
Il ricorso all'atomo e i relativi programmi risultano dunque un capitolo importante dei piani energetici di molti Paesi, in particolare di quelli asiatici, in primis della Cina, che ha incrementato progressivamente la generazione elettrica nucleare con un ritmo passato dal 5% del 2014 al 16% dell'anno scorso.
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