Da un brevetto Enea un prototipo realizzato assieme al Politecnico di Torino e ad alcune aziende.
Il metodo di purificazione del biogas brevettato da ENEA è basato su un processo di trasformazione in zolfo dell'idrogeno solforato (H2S), grazie a particolari batteri resi più efficienti dalle lunghezze d'onda di un'illuminazione a LED.
"Uno dei maggiori ostacoli nello sfruttamento del biogas è proprio la presenza dell'idrogeno solforato che, oltre ad essere un inquinante con effetti tossici sull'uomo e sugli agroecosistemi, causa la corrosione delle linee di captazione del gas e degli apparati meccanici correlati alla generazione di energia", spiega Elena De Luca, ricercatrice del Dipartimento Tecnologie Energetiche e Fonti Rinnovabili dell'ENEA, inventrice del brevetto e responsabile scientifica del progetto. "Inoltre, questo prototipo faciliterà anche la produzione di biometano per i trasporti e per gli usi domestici", aggiunge De Luca.
ENEA fornirà il supporto necessario allo sviluppo e all'ingegnerizzazione della tecnologia di desolforazione proposta, mentre il Politecnico di Torino metterà a disposizione le competenze e le strutture di ricerca presenti sul territorio, fornendo assistenza sugli aspetti legati all'allestimento delle colture batteriche e alle fasi di test del prototipo.
TECNODELTA Srl si occuperà della progettazione e realizzazione del prototipo per innalzare il livello di maturità tecnologica dall'attuale scala di laboratorio, che sarà successivamente testato in ambiente industriale presso l'impianto di ACDA SpA; infine, RAMS&E Srl, attraverso analisi dedicate, individuerà i fattori critici in prospettiva della commercializzazione.
"Il progetto avrà durata biennale e nasce da una fattiva collaborazione tra il mondo della ricerca e quello dell'impresa. Questo tipo di sinergia è indispensabile per compiere quel salto necessario a trasformare le idee in prodotti tecnologici con l'obiettivo di favorire il processo di decarbonizzazione del nostro sistema energetico e industriale", conclude De Luca.