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Green Deal e nuovo nucleare: un'alleanza possibile

Nella riunione del G7 su Clima, Ambiente ed Energia, organizzato dall'Italia a Torino dal 28 al 30 aprile scorsi, si è parlato ripetutamente dell'opzione nucleare.

Il periodico meeting intergovernativo dei sette Grandi (Stati Uniti, Francia, Germania, Regno Unito, Italia, Canada e
Giappone) sulle tre questioni epocali ha rilanciato con vigore il ritorno all'atomo, ma "per le nazioni che hanno scelto di farne uso", recita il comunicato finale [1].

Da più parti, infatti, l'energia da fissione è stata considerata un'alternativa valida per accelerare il phase down da quelle fossili, incrementare l'indipendenza energetica e integrare l'elettricità verde prodotta dalle rinnovabili. Questo, però, per alcuni
osservatori, senza aver definito una strategia precisa e senza aver assunto impegni concreti, anche se il richiamato documento finale enfatizza il nucleare più del solare, dell'eolico, del gas e del carbone.

Un segno che induce a ritenere che la nuova Commissione Europea (CE), che sarà nominata dopo le prossime elezioni dell'8-9 giugno, potrà puntare anche sull'atomo per potenziare il Green Deal. I commentatori più critici raffreddano l'attesa, tuttavia, stanti i costi molto elevati e il problema delle scorie, ancora largamente irrisolto, che comporta lo sfruttamento della fonte.

Considerano, quindi, l'accento sul nucleare improprio, dettato da programmi e interessi di alcuni Stati,
non da esigenze immediate.

Dato che è posto anche sulla fusione, il cui impiego industriale è per ora lontano nel tempo. Comunque sia, oltre alla necessità che vengano intessuti rapporti con fornitori diversi dalla Federazione Russa per l'approvvigionamento del combustibile fissile, il G7 ha raggiunto sul tema un accordo chiaro, pure se come detto limitato.

Ciò nei termini che seguono:
"Per quei Paesi che scelgono di utilizzare l'energia nucleare o sostengono il suo utilizzo
.. promuovere il responsabile dispiegamento delle tecnologie per l'energia nucleare, compresi reattori avanzati e reattori modulari di piccole dimensioni, inclusi i microreattori, e lavorare collettivamente per condividere le migliori pratiche nazionali, compresa la gestione responsabile dei rifiuti, consentire un maggiore accesso agli strumenti di finanziamento dei progetti, sostenere la collaborazione settoriale, progettare procedure di licenza e rafforzare il coordinamento nello sviluppo di progetti commerciali tra i membri interessati del G7 e i mercati terzi" - circa la fusione - "Promuovere collaborazioni internazionali per accelerare lo sviluppo e la dimostrazione delle centrali a fusione, incoraggiando l'aumento degli investimenti privati e il coinvolgimento pubblico per risolvere le sfide della ricerca e sviluppare catene di approvvigionamento e forze lavoro internazionali
.. istituire un gruppo di lavoro del G7 sull'energia da fusione per condividere le migliori pratiche ed esplorare aree di cooperazione reciproca tra paesi, con l'obiettivo di rafforzare la cooperazione nella ricerca e nello sviluppo tra paesi
.. promuovere un approccio comune sulla regolamentazione".

Tra le molteplici discussioni intercorse sulla materia, particolarmente significativo è stato l'annuncio dell'aggiornamento da parte del Regno Unito di un proprio piano nazionale per l'energia nucleare e quello dell'avvenuta adesione italiana all'Alleanza industriale europea sugli SMR (Small modular reactors), proposta dalla CE a febbraio con il fine di aumentare gli investimenti nella ricerca del settore e predisporre dei prototipi entro fine decade.

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Fonte: La Termotecnica maggio 2024
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