La normazione dei Combustibili Solidi Secondari (CSS) è a pieno regime, lo dimostrano le numerose nuove norme pubblicate, o in via di pubblicazione, che stanno cambiando e cambieranno il quadro normativo nazionale.
La spinta arriva da lontano infatti è dal 2015 che in ambito ISO, e prima ancora in ambito CEN, l'ISO/TC 300 elabora norme e specifiche tecniche sui CSS per consentire un linguaggio comune e condiviso a livello internazionale.
I CSS sono ricavati dalla componente secca dei rifiuti unicamente non pericolosi e non più idonei al riciclo.
I CSS come detto sono ricavati dalla componente secca dei rifiuti unicamente non pericolosi e non più idonei al riciclo. Possono essere ottenuti ad esempio da rifiuti industriali come gli scarti di fibre dall'industria della cellulosa e della carta. Oppure, in alcuni processi di riciclaggio, ci sono materiali che non soddisfano i criteri di qualità e per questa ragione potrebbero essere utilizzati come scarti per la produzione di CSS.
Un altro esempio sono i rifiuti urbani a valle della raccolta differenziata, che altrimenti sarebbero destinati alla discariche, queste
ultime ormai bandite dall'Europa. È quindi facile capire come i CSS siano un gruppo eterogeneo di combustibili con un alto contenuto energetico.
Proprio per le loro caratteristiche, un elevato potere calorifico, i CSS trovano quindi applicazione nella conversione energetica nei grandi impianti. In Italia i CSS vengono principalmente gestiti da 37 impianti di incenerimento che trattano anche altre frazioni e che sono dislocati per la maggior parte nel Nord Italia (26 impianti).
I CSS possono quindi essere utilizzati in sostituzione dei combustibili tradizionali come quelli fossili e in un periodo come quello che stiamo attraversando, segnato dalla crescita dei costi delle materie prime e di forte instabilità politica ed economica, potrebbero contribuire e non poco alla riduzione della dipendenza da fonti fossili di provenienza estera. Dal punto di vista ambientale, data la loro composizione che prevede una significativa frazione "rinnovabile" (biomassa), i CSS potrebbero essere dei combustibili molto interessanti, soprattutto se paragonati al carbone, combustibile che sembrerebbe riprendere quota nelle strategie energetiche nazionali alla luce proprio della crisi economica globale.
I CSS presentano quindi tuttora dei benefici ambientali ed economici non secondari: la riduzione della quota di rifiuti non riciclabili inviati in discarica, la riduzione delle emissione complessive di CO2 in atmosfera, grazie al significativo contenuto di biomassa e la riduzione della dipendenza da fonti fossili.
La normazione questi aspetti li conosce bene ed è per questo che non si è mai fermata. Ad oggi sono 12 le nuove norme ISO, già a catalogo UNI, che stanno modificando il quadro normativo nazionale.
Il primo luglio 2021 è entrata in vigore la UNI EN ISO 21640, la nuova norma di riferimento per la classificazione e le specifiche dei CSS che ha sostituito la UNI EN 15359 del 2011.
L'impostazione del nuovo documento non ha sostanzialmente subito grosse variazioni, infatti prevede: un'applicazione ai soli CSS ottenuti da rifiuti non pericolosi, un sistema di classificazione basato sui tre parametri 3 chiave (PCI - parametro energetico, Cloro - parametro tecnico e Mercurio - parametro ambientale) che identificano 5 classi con i rispettivi limiti e un sistema di specificazione basato su parametri obbligatori e parametri non obbligatori che possono essere
concordati tra produttore ed utilizzatore.
Tuttavia, occorre considerare che passare da una normazione in un contesto europeo (CEN), largamente e storicamente regolamentato con Direttive, Mandati e Regolamenti, a un contesto internazionale del tutto disomogeneo (ISO), ha comportato una revisione dell'approccio originario o per lo meno di alcuni aspetti.
La UNI EN 15359 e la normazione sui CSS in genere aveva avuto inizio su un'esplicita richiesta della Commissione Europea al CEN - M/325 "Mandate to CEN on solid recovered fuels (SRF)" - per dare una base tecnica a quanto riportato nelle direttive sui rifiuti in primis, oltre che a dirimere alcuni concetti in esse riportati non del tutto chiari, come ad esempio il concetto di "biodegradabile". Non è un caso che il progetto di validazione delle norme sviluppate a livello CEN sui CSS (QUOVADIS) sia stato finanziato proprio dalla stessa Commissione Europea.
Nonostante le attività di normazione in ambito ISO, avviate nel 2015, abbiano dovuto necessariamente prendere in considerazione le esperienze di Paesi extra-europei ben lontani dalle logiche europee, nella UNI EN ISO 21640 si fa riferimento a possibili criteri di "end of waste" e al ricorso al recupero energetico come ultima opzione a valle di riciclo e recupero di materia.
Nella norma infatti viene specificato che "nonostante la normazione dei CSS, la norma non deve essere interpretata come criterio di end of waste.
Tali criteri possono essere fissati a livello nazionale o regionale, ma nella legislazione e non in una norma tecnica. Inoltre, va notato che i rifiuti utilizzati per la produzione di CSS dovrebbero essere rappresentati solo da flussi che non sono adatti al riutilizzo, alla preparazione per il riutilizzo o al riciclaggio efficiente dei materiali".
Nella UNI EN ISO 21640 come punto di consegna si intende la "bocca di forno" e non l'impianto in senso stretto. La norma è applicabile dopo la produzione del CSS e fino al punto di consegna, pertanto si applica alle fasi di commercializzazione e di stoccaggio del CSS.
Lo stoccaggio rappresenta una novità rispetto alla UNI EN 15359 che non lo menzionava all'interno del proprio campo di applicazione.
Le attività del gruppo di lavoro ISO sulle proprietà fisiche e meccaniche dei CSS, l'ISO/TC 300/WG4, sono proseguite nel corso
del 2020 e 2021 con la partecipazione di esperti in rappresentanza di Austria, Belgio, Canada, Finlandia, Francia, Germania,
Giappone, Italia, Regno Unito e Svezia.
L'attività è proseguita in modo cadenzato, essendo stati tenuti tre meeting nel corso del 2020 e due meeting durante il 2021, principalmente dedicati alla revisione di documenti già predisposti in
bozza. In particolare gli esperti si sono concentrati sulla determinazione del contenuto di umidità dei CSS, proprietà di rilevanza per determinare le caratteristiche del combustibile, e delle relative formule matematiche anche con monitoraggio real time mediante near-infrared spectroscopy.
Un'altra attività ha riguardato la rimozione preventiva di ash contributors (ceneri) di dimensioni grossolane e le relative formule
matematiche che tengano in conto la separazione a monte dell'analisi immediata (proximate) del contenuto di ceneri. I lavori
hanno anche interessato la determinazione del potere calorifico dei CSS con metodologia calorimetrica e relative formule matematiche di calcolo.
Sempre nell'ambito di competenza WG 4, nel 2021 è stata pubblicata la UNI EN ISO 22167 dedicata alla determinazione del contenuto di materia volatile, sostituendo di fatto la UNI EN 15402. La UNI EN ISO 21660-3 "Determinazione del contenuto di umidità con il metodo di essiccazione in stufa - Parte 3: Umidità nel campione per l'analisi generale" ha invece sostituito la UNI EN 15414-3.