Nella corsa verso la mitigazione del cambiamento climatico e il raggiungimento degli obiettivi del net zero al 2050, le CCUS (Carbon
Capture, Utilization and Storage) giocano un ruolo cruciale: secondo la IEA (International Energy Agency) rappresentano, infatti, uno strumento irrinunciabile per la decarbonizzazione.
Queste tecnologie, che comprendono la cattura, l'utilizzo e lo stoccaggio della CO2, mirano a ridurre le emissioni di anidride carbonica nell'atmosfera, contrastando, così, l'inquinamento e il riscaldamento globale.
Tra le diverse applicazioni delle CCUS, lo stoccaggio della CO2 negli oceani risulta tra le soluzioni più promettenti. Tuttavia, è essenziale garantire che questo processo non causi danni all'ambiente marino, compresa la vita sottomarina. In questo contesto, numerose startup stanno sviluppando tecnologie innovative per rendere più efficiente e sostenibile la cattura e lo stoccaggio della CO2 nei mari.
IL RUOLO CRUCIALE DEGLI OCEANI COME SERBATOIO DI CARBONIO
Come noto, l'oceano, il più grande serbatoio di carbonio dell'intero pianeta, è un sistema naturale che assorbe l'anidride carbonica in eccesso dall'atmosfera e la immagazzina: secondo lo studio della Columbia University dal titolo "External Forcing Explains Recent Decadal Variability of the Ocean Carbon Sink", circa il 25-30% della CO2 rilasciata in atmosfera nel corso dell'era industriale di fatto è stata assimilata proprio dall'oceano.
Grazie ai progressi dell'uomo, quello che un tempo era un processo naturale oggi può essere replicato artificialmente.
COME CATTURARE E STOCCARE LA CO2
Le tecnologie impiegate in merito sono diverse, ma il principio è lo stesso: si cattura la CO2 direttamente alla fonte, ossia dalle industrie che la rilasciano nel processo produttivo. Se non riutilizzata localmente, la CO2 catturata viene compressa e, poi, trasportata attraverso gasdotto, nave, ferrovia o strada.
Successivamente, può essere immessa in formazioni geologiche profonde, come serbatoi di petrolio e gas esauriti o acquiferi salini, o usata in differenti ambiti: ad esempio, nei processi di sintesi chimica come materia prima per produrre carburanti sintetici (metanolo o diesel sintetico); per carbonatare il cemento durante la sua produzione facendolo diventare un materiale più resistente e sostenibile; per produrre polimeri, plastica e materiali da costruzione; in agricoltura tramite un processo di fertilizzazione delle piante per incrementare la resa delle colture; nell'industria alimentare per carbonatare bibite gassate e acqua minerale; come materia prima per la produzione di diversi prodotti chimici come acidi, solventi e fertilizzanti.
Questi sono solo alcuni esempi, perché gli sforzi compiuti nella ricerca per trovare nuovi modi di uso di questo gas sono continui.
Il CCUS è diventato uno strumento fondamentale nella lotta contro il cambiamento climatico, riconosciuto per la sua efficacia e sostenibilità.
La International Energy Agency (IEA) ha individuato diverse ragioni che confermano il CCUS come un metodo altamente sostenibile per ridurre le emissioni di carbonio.
Innanzitutto, il CCUS si rivela particolarmente efficace nei settori considerati "hard to abate", come quello del cemento, dell'acciaio e dei prodotti chimici.
Questi settori industriali, fondamentali per l'economia globale, sono spesso caratterizzati da processi produttivi ad alta intensità di carbonio: è, pertanto, difficile ridurre le emissioni attraverso gli approcci convenzionali. Il CCUS offre una soluzione concreta, consentendo la cattura e lo stoccaggio del carbonio emesso da tali processi e contribuendo, così, in modo significativo alla riduzione complessiva delle emissioni.
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